Personaggi Illustri

Dettagli della notizia

La presente “antologia letteraria” è stata realizzata allo scopo di “censire” quei caraffesi che hanno voluto dare testimonianza pubblica della loro sensibilità culturale.

Data:

02 Agosto 2023

Tempo di lettura:

Descrizione

Agata Mazzitelli

Nasce a Locri il 30 Agosto 1977, vive a Caraffa del Bianco (RC), laureata in Giurisprudenza all’Università degli Studi “Magna Graecia” di Catanzaro, ha un'innata passione per la scrittura che la caratterizza sin da piccola: quando un ricordo, un pensiero o un’emozione da trasmettere fanno capolino nella mente e soprattutto nel cuore …… scrive!
Ammaliata dal fascino della poesia, i cui versi diventano piccoli spazi che si aprono ad orizzonti di emozionie senza fine ….. sta curando una raccolta dei propri scritti e nel contempo colleziona piccoli successi.
Nel 2007 partecipa al III° Concorso Nazionale “Granelli di parole”, con la poesia “Alla Vita” segnalata dalla Giuria d’Onore come “Opera di grande pregio e ricca di suggestioni”, e pubblicata nell’anno 2008 nell’Antologia intitolata “Le poesie, le parole, le passioni” edita dalla Casa Editrice Kimerik.

 

Alba Dieni

È nata a S.Agata del Bianco (R.C.), ma è vissuta per un lungo periodo a Genova, dove si era trasferita ancora bambina. In questa città si è formata culturalmente e pittoricamente frequentando l’Accademia di Belle Arti e specializzandosi in vari rami d’arte applicata alla grafica, alla miniaturistica ed alla ceramica.
Da alcuni anni vive ed opera, come scultrice e pittrice, nella sua terra natale.
Suoi, sono il busto ed i pannelli bronzei del monumento a Corrado Alvaro, nel piazzale della scuola elementare di San Luca.
Si è distinta in vari premi e concorsi nazionali e i suoi dipinti figurano in collezioni pubbliche e private.

 

Angela Condemi

 

Antonio Brancatisano

 

Antonio Modaffari

 

Arciprete Domenico Battaglia

 

Domenico Barletta

 

Domenico Antonio Sgrò

 

Francesco Misitano

 

Francesco Pulitanò

È il poeta politico della contrada e le sue poesie riflettono le necessità del popolo in mezzo al quale vive. Neanche il Pulitanò è andato a scuola perché c’erano le pecore da guardare, e certi lussi solo i signori se li potevano permettere. Pulitanò, al contrario di massaro Rocco Tedesco, ha però girato il mondo; è stato nelle Americhe a cavare carbone per tanti anni, trovandosi alla fine più povero di prima. In Calabria ha pascolato le pecore di molti padroni, con lunghi intervelli del viaggio in America e i sette anni della prima guerra mondiale. Nella sua vita ha raccolto solo fatica e disillusioni, ma ha imparato a lottare anche con la sua ispirazione ed i suoi versi. Nella sua poesia le necessità e le sofferenze del popolo sono espresse come un lungo grido di rivolta. Egli ha una visione politica piuttosto chiara e completa. In molte delle sue poesie è riflesso il sentimento d’angoscia e di ribellione del popolo contro la guerra, e ha dedicato versi commossi ad Antonio Gramsci. Era dotato di uno spirito giovanile e combattivo. Per questa posizione insita nelle sue poesie, il parroco del paese gli faceva la guerra.

 

Giovanni Iofrida

 

Giovanni Minnici

 

Rosa Marrapodi

 

Salvatore Di Paola (BIOGRAFIA A CURA DELL’AUTORE)

Sono nato a Samo di Calabria il 3 Novembre 1943 ed ho incominciato a scrivere, per nostalgia, nel 1957. Immigrato a Genova, sentivo la grande mancanza dei miei genitori e la spensieratezza del paese natio. Ho stretto i denti per dimenticare, iniziando la mia nuova vita, con tutte le responsabilità che prima non avevo. A capo chino ho incominciato, come apprendista muratore, lavorando alle prime costruzioni, su, alla pineta di Arenzano, allora chiamata punta San Martino. Ritorno però a scrivere per nostalgia: così, la mia prima "lirica" è "terra dolce mia terra". Nasce il Di Paola Salvatore poeta. Da allora ho scritto circa duemila liriche, trecento delle quali sono state pubblicate in due precedenti libri: "Insieme con Sentimento" e "Amore Zolle". Partecipo come ospite a varie trasmissioni radiofoniche private, leggendo e facendo conoscere la mia poesia. Per confrontarsi con altri poeti, provenienti da tutta Italia, partecipo a vari seminari e gare, classificandomi sempre nei primi dieci, fra mille/milleduecento candidati. Ho partecipato alla prima edizione della rassegna triennale "La Città dei Poeti", Festival Internazionale di Poesia Genova 2002. Al Palazzo Ducale, per "Genova della Cultura Anno 2004" con la poesia "A mia Nonna". Al Porto Antico ho avuto l'onore di recitare "A Zena", accompagnato dalle note della chitarra di F. De Andrè, suonate da un carissimo amico del grande Cantautore Genovese, che io ringrazio. Per "staccarmi" un poco, dalla poesia in rima, mi cimento anche in quella non rimata e questo libro "Tutto è poesia" si diversifica dai precedenti per i vari stili di composizione, mettendo a confronto le due versioni.

SULLA STRADA DELLA MEMORIA di Vincenzo Stranieri. Con “Saga (Sagen dire)”, prefazione di Tommaso Mazzitelli, Genova 2004, sua quarta opera, Salvatore Di Paola intraprende la strada della narrazione unita ai versi poetici. E’ un viaggio dentro i ricordi dell’infanzia, delle persone che hanno popolato il suo mondo. Egli, tra l’altro, vi descrive minuziosamente i sacrifici compiuti dai suoi genitori per portare avanti la famiglia, e vivo si ripropone il ricordo dei nonni, dei parenti più stretti, degli amici più veri. E poi la dolorosa ma necessaria partenza per Genova, il duro apprendistato sociale, le non poche difficoltà d’inserimento, la voglia di riscatto. Ed infine la parola scritta, la sua magia, la sua capacità di ricondurlo nelle fitte trame del suo mondo d’origine.

Difatti, “Vai o non vai, il sud ti rimane dentro come maledizione”, scrive Saverio Strati in uno dei suoi numerosi romanzi dedicati alla realtà meridionale, alle sue particolari sfaccettature socio-culturali.
“L’emigrato - come ci ricorda Vito Teti - ha bisogno di non dimenticare il punto di partenza e, nello stesso tempo, non può restare irretito nella trappola di una memoria, che spesso mitizza, falsifica, inventa il passato. L’emigrato deve uccidere il paese e, insieme, farlo rivivere. Egli non può restare prigioniero dei ricordi, ma ha bisogno che i ricordi fondino nuove azioni”.
A questa schiera di “maledetti” appartiene Salvatore Di Paola, calabrese d’origine, da circa quarant’anni residente a Genova, che ha saputo opporsi all’alienazione cittadina con la forza del lavoro e della poesia.
Il dolore per la partenza forzata, i ricordi ammantati di gioia, di grida infantili sprigionate da corse convulse per i campi incolti, le grida eccitate nel mentre s’inseguivano le rondini ritornate puntuali nella parte alta di Caraffa del Bianco, piccolo paese del reggino posto ai piedi dell’Aspromonte Orientale, suo luogo natio, s’agitano nell’animo inquieto alla ricerca di forma.
La memoria insegue il vissuto, lo modella secondo suggerimenti ancestrali, nel tentativo di ricomporre il vasto mosaico di fatti, avvenimenti che hanno determinato la parabola umana del protagonista.
Di Paola vuole avere una memoria antropologica, non nostalgica, del suo passato, perché la nostalgia distrugge la tensione creativa, logora i ricordi, sollecita amaro fiele nell’animo turbato. La memoria è invece conoscenza, cultura di un popolo, perché senza memoria ogni individuo è perso, privo d’identità.
S.Agata del Bianco 14 giugno 2005

 

Vincenzo Brancatisano

Originario di Caraffa del Bianco (RC), autore di diversi studi sulla terapia Di Bella, risiede a Modena. Appartiene ad una generazione d’emigranti che alla nostalgia dolorosa ha opposto la fantasia creativa... (di Vincenzo Stranieri)

Credo che il fenomeno dell’emigrazione riguardante il popolo meridionale, esprima, specie nella sua fase embrionale, due connotazioni storiche: 1. La partenza della speranza; 2. La partenza della disperazione.
La prima riguarda gli italiani che, specialmente nel primo trentennio del ‘900, si trasferiscono in America dove sperano di farsi una posizione per poi ritornare meno poveri nei luoghi d’origine.
La seconda fase é rappresentata da un‘emigrazione disperata verificatasi subito dopo la seconda guerra mondiale, che vede una moltitudine di meridionali stabilirsi in Australia, Canada, Argentina, Germania, Francia, Nord d’Italia, Lombardia in particolare), e che, in larga maggioranza, non torneranno nei luoghi d’origine.
Vincenzo Brancatisano, anni 42, originario di Caraffa del Bianco, da circa vent’anni residente a Modena dove ha conseguito la laurea in Giurisprudenza, appartiene ad una terza fase emigratoria: una generazione presente/assente rispetto alle problematiche socioculturali del luogo natìo.
Tale “vantaggio” é dovuto alla fruibilità dei nuovi mezzi di comunicazione, che consentono di incidere sulla realtà di cultura d’appartenenza pur vivendone lontano.
Ma la caratteristica più marcata degli appartenenti a tale fase storica é quella di una nostalgia attiva, non necessariamente dolorosa, che consente loro di vivere da protagonisti nel luogo d’adozione, contribuendo concretamente alla sua crescita culturale.
Brancatisano prende e restituisce alla città di Modena. Non sopravvive all’interno del suo tessuto sociale. E’ parte integrante e propositiva. Ha peso e voce nell’ambito della provincia emiliana che ha scelto come osservatorio privilegiato della sua vocazione creativa.
Giornalista free-lance e professore di Diritto, é stato a lungo redattore di Modena Amica, il mensile dal quale ha iniziato la sua campagna pro Di Bella. Ha collaborato al Resto del Carlino e tuttora scrive per alcuni quotidiani nazionali.
Sul caso Di Bella ha pubblicato tre corposi saggi: Di Bella, L’uomo, La Cura, La Speranza, edizioni Positive, Verona, marzo 1998, e Un po’ di verità sulla teoria Di Bella, Edizioni Travel, Roma, dicembre 1999, e Sentenze di vita, Travel, Roma, dicembre 2000.
ll primo libro vede la luce nel mentre la vicenda Di Bella è ancora presente nel dibattito nazionale.
Un po’ di verità sulla teoria Di Bella viene invece pubblicato nel mentre vi é un silenzio tombale sul medico modenese, e quindi contribuisce a riaccendere il dibattito, a riprendere il discorso interrotto per “fare chiarezza e rendere la terapia disponibile nelle strutture pubbliche, nel pieno rispetto delle modalità messe a punto dal prof. Luigi Di Bella”.
E’ veramente impressionante la mole di dati e informazioni contenute nel corposo libro-dossier di Vincenzo Brancatisano, composto da 733 pagine, esclusi l’epilogo e l’indice dei nomi; e suddiviso in ben 528 sottocapitoli.
Un libro ricco d’informazioni bibliografiche e testimonianze scientificamente attendibili perché sorrette da un robusto apparato documentario.
Sentenze di vita è invece “l’ esposizione ragionata di oltre 100 pronunciamenti successivi alla sperimentazione”.
Molti tribunali sentenziano l’efficacia della cura di Di Bella, mettendo così in luce le mille contraddizioni, i mille lati oscuri riguardanti il potere politico e frange della medicina ufficiale rispetto ad un terapia che non ha potuto essere sperimentata compiutamente.
L’augurio, ma la cosa pare più un fatto poetico, è che gli scienziati alla macchia possano anch’essi godere dello status di uomini di scienza alla stessa stregua di quelli inseriti nell’alveo della medicina ufficiale, e che, soprattutto, lasciando da parte gli interessi dei singoli, per privilegiare quelli degli ammalati, assieme venga tessuta una tela comune entro cui imprigionare il male oscuro che da troppo tempo minaccia l’umanità.
La strada é lunga, ma non per questo impossibile.

 

Vincenzo Stranieri

 

Vincenzo Tedesco

 

A cura di

Questa pagina è gestita da

Comune

Piazza Municipio - 89030

Ultimo aggiornamento: 10/01/2024, 10:13

Quanto sono chiare le informazioni su questa pagina?

Grazie, il tuo parere ci aiuterà a migliorare il servizio!

Quali sono stati gli aspetti che hai preferito? 1/2

Dove hai incontrato le maggiori difficoltà?1/2

Vuoi aggiungere altri dettagli? 2/2

Inserire massimo 200 caratteri